
Altre disposizioni riguardano infine aspetti liturgici relativi alle cerimonie che accompagnano le “congregazioni generali” (cioè le consultazioni pre-conclave cui partecipano tutti i 209 porporati che compongono il collegio cardinalizio). Nella congregazione generale i cardinali fisseranno la data del conclave, anche sulla base degli arrivi e delle eventuali rinunce dei cardinali elettori (per il momento le rinunce previste sono due, dunque i cardinali elettori saranno 115 e il quorum per l’elezione si abbasserà a 77 voti).
La questione della data è cruciale perché condiziona addirittura l’identikit del nuovo papa: la Settimana santa della Pasqua inizia con la domenica delle Palme, il 24 marzo e per quella data tutti i porporati desiderano di aver eletto il pontefice per tornare nelle proprie diocesi. Più si ritarda l’inizio del conclave, più sarà facile ai candidati forti di affermarsi (il canadese Marc Ouellet, l’italiano Angelo Scola, lo statunitense Timothy Dolan), perché dovranno essere eletti con la maggioranza qualificata. Più il conclave viene anticipato, più sarà facile per gli outsider di emergere (l’ungherese Peter Erdo o l’indiano Placidus T. Toppo per esempio) perché occorreranno almeno 8-9 giorni di conclave per arrivare a poter votare solo con la maggioranza assoluta. Più il conclave sarà anticipato, più i cardinali stranieri avranno poco tempo per conoscersi e i cardinali di curia e gli italiani saranno avvantaggiati. Ecco perché il braccio di ferro sulla data è così importante.
La data di inizio per le congregazioni generali sarà fissata dal Camerlengo, Tarcisio Bertone, e oscillerà tra il 2 e il 4 marzo al massimo. Mentre l’inizio del conclave oscillerà probabilmente tra il 10 e il 12 marzo.